 Matteo Segres, un amico della Zinneke Parade, è venuto in Italia alla nostra Parata e a quella di Bologna. Tornato in Belgio ha scritto questa nota, che proponiamo qui tradotta in italiano grazie ai buoni servigi di Francesca Nieto. L'originale francese è leggibile qui
Matteo Segres, un amico della Zinneke Parade, è venuto in Italia alla nostra Parata e a quella di Bologna. Tornato in Belgio ha scritto questa nota, che proponiamo qui tradotta in italiano grazie ai buoni servigi di Francesca Nieto. L'originale francese è leggibile qui
Nonostante Berlusconi, "l'arte avanza"
Como,  una piccola città borghese del Nord Italia. Una cittadina un po'  addormentata dove si mischiano turisti europei e pensionati di Milano,  venuti a godere dei benefici del lago. Lontano dalla periferia  napoletana e dalle povere campagne del sud, la città della Lombardia,  che si trova a pochi passi dalla Svizzera, non deve troppo preoccuparsi  per la crisi economica del momento. Eppure, qui come altrove, l'arte è  in declino. La cultura contemporanea ha ancora il suo posto nel bel  paese di Verdi?
In Italia non c'è praticamente alcun finanziamento pubblico destinato agli artisti emergenti. Che siano artisti di strada, ballerini, performers, attori, artisti, ecc. il loro unico futuro è quello di trovare modi per autofinanziare le proprie creazioni o tentare la fortuna all'estero. Naturalmente, ci sono ancora alcuni operatori culturali riconosciuti, ma è molto difficile farsi assumere e l'intero settore socio-culturale come lo conosciamo in Belgio non esiste.
Di fronte a questa mancanza di prospettive future, non sono solo gli artisti che si stanno mobilitando, ma tutto uno strato sociale che combatte il declino della creatività nella società. Da oltre 20 anni, il programma di abbruttimento delle masse, come immaginato dalle televisioni di Berlusconi, è riuscito a contaminare una percentuale significativa della popolazione, ma in risposta, l'Italia della condivisione, dell'incontro, della gioia di vivere e dell'apertura ha iniziato la resistenza.
Un buon esempio di questa lotta popolare è rappresentata dalla nascita di parate nelle strade cittadine. A Como, una trentina di persone, artisti e non, volontariamente collaborano nell'organizzare la loro Par Tücc. Una parata di piccole dimensioni, quasi familiare, progettata secondo gli stessi principi della nostra Zinneke Parade, che esiste esclusivamente grazie alla buona volontà dei partecipanti. Le autorità pubbliche non si arrischiano più a finanziare tali iniziative.
Le parole d'ordine per realizzare questo progetto sono  l'intraprendenza, la motivazione e la forza di credere. Credere che la propria città possa cambiare e dare a tutti l'opportunità di sviluppare il  proprio progetto di vita senza che il denaro la faccia da padrone.
Una  volta l'anno, all'inizio dell'estate, un movimento spettacolare di  oltre 400 persone prende il via nelle stradine del centro. I bambini  truccati, i musicisti, i trampolieri, i giocolieri offrono uno spettacolo  gratuito per tutti sotto gli occhi dei turisti sbalorditi ... 
Alla  testa del corteo, un cartello recita: "Nonostante Berlusconi, l'arte  avanza". La volontà è soprattutto quella di affermare che, nonostante tutto, l'Italia può continuare a creare e i suoi artisti non sono tutti fuggiti altrove.
  
Questa  energia non è un caso isolato in Italia, tutt'altro. In realtà,  l'iniziativa è partita da Bologna, capitale universitaria dell'Emilia  Romagna. Qui, l'Associazione Oltre ha creato nel 2002 la Par Tot,  un'altra parata cittadina. Questa è la regina delle "sfilate autofinanziate" in  Italia. Grazie al dinamismo dei suoi straordinari volontari, è riuscita  ad affermarsi come un grande evento sulla mappa culturale delle cose da  vedere nel centro della penisola ... Quasi 60 laboratori creativi  gratuiti e aperti a tutti, oltre 1.200 partecipanti e 30.000 spettatori,  la Par tot è un vero e proprio esercito di menti creative che vogliono  scuotere e risvegliare le masse dormienti.
La mancanza di fondi non è  un orgoglio, ma un rimpianto. Con gli anni, il carico di lavoro si fa  sentire e l'associazione vorrebbe finalmente benificiare di sussidi stabili e di supporto logistico, come la fornitura di spazi per i  laboratori. Laboratori di danza e moda sono fatti in casa o in capannoni precari, anche se sempre con grande entusiasmo. Sono centinaia di lavorare  per il successo della sfilata, anche grazie agli artisti che vengono da  tutta Europa volontariamente. Più che un atto artistico, qui è un  movimento politico cittadino reale che sta prendendo forma. 
Napoli,  Forlì, Venezia, sono le altre città dove sono in fase di  realizzazione nuovi progetti di parate. Insieme creano una rete che si  sostiene e permette loro di confrontare le loro esperienze. Ovunque, la situazione  è la stessa: non ci sono più finanziamenti pubblici per iniziative  socio-artistiche e ancor meno per quelle che favoriscono l'emergere di  nuove esperienze creative multiculturali. 
 
Di  fronte a questo movimento italiano e alla voglia di continuare a creare  arte, nonostante l'eventuale mancanza di denaro, è il caso di guardare con onestà alla nostra politica culturale. Da qui dovremmo capire che, anche se si può mettere in dubbio l'una o l'altra decisione  politica di sovvenzioni, il nostro sistema si basa fortemente su  operatori del settore che favoriscono l'emancipazione e la creazione di  reti pubbliche e di artisti. 
 
Siamo  spesso qui a lamentarci, noi artisti e operatori culturali in Belgio,  per le poche risorse che abbiamo. Ma oggi, in un contesto  socio-economico europeo difficile si deve combattere principalmente per  assicurare i nostri diritti e le nostre possibilità. Ovviamente, dobbiamo  continuare a credere che il massiccio investimento nella cultura rappresenti un  valore aggiunto fondamentale per l'emancipazione di ogni democrazia, ma  dobbiamo prima di tutto entrare in un atteggiamento di resistenza. In  una battaglia per il rispetto dell'autonomia del nostro lavoro e delle  nostre leggi.
